Gio Ponti è ormai riconosciuto a livello universale come uno dei padri dell’architettura e del design contemporanei. Un architetto che disegnava addirittura i propri abiti: una giacca funzionale, piena di tasche per le immancabili matite, sempre lo stesso modello realizzato in diversi tessuti. La sua immensa attività è divenuta punto di riferimento e stimolo per l’intero mondo dell’architettura nella progettazione degli interni. Egli si rende conto del legame fondamentale che si deve mantenere tra il design industriale e le arti applicate. Ponti fu progettista e insieme artigiano. Ripercorriamo insieme i tratti più salienti della sua biografia. Giò (Giovanni) Ponti nasce a Milano il 18 novembre 1891 da Enrico Ponti e Giovanna Rigone. Durante gli anni universitari è costretto a interrompere gli studi per prestare servizio militare durante la prima guerra mondiale. Qui si guadagna il grado di capitano, una medaglia di bronzo e la croce di guerra. Inizia negli anni ’20 un’attività di design presso l’industria ceramica Richard Ginori: Ponti rielabora complessivamente la strategia di disegno industriale della società. Nel 1921 si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano, e apre uno studio con Mino Fiocchi ed Emilio Lancia. Nasce lo Studio Ponti e Lancia (P .L.: 1926-1933), poi con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini, due ingegneri apre lo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini (P.F.S.: 1933-1945). N el 1921 sposa Giulia Vimercati: avrà quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio) e otto nipoti. Nel 1923 partecipa alla Biennale di Arti Decorative a Monza; successivamente viene coinvolto nell’organizzazione delle varie triennali che si svolgono a Monza e Milano.
Vince il “Gran Prix” all’Esposizione di Parigi con le ceramiche del 1925. Ponti aveva la convinzione che “per capire l’architettura bisogna dormirci dentro”, e così, ecco che concepisce il disegno della prima Casa realizzata in Via Randaccio (1924-26), tuttora abitata dalla figlia Lisa. Nello Studio di Via Dezza, ex garage nel 1928, nasce la rivista “Domus” da lui ideata e diretta. La testata sarà seguita da lui personalmente, e proseguirà ad esser pubblicata nel tempo, ad eccezione di un breve periodo di interruzione durante la seconda guerra mondiale. Nel 1941 infatti darà vita e si dedicherà alla rivista Stile, di cui sarà a capo fino al 1947; poi tornerà a Domus. Quest’ultima diverrà ben presto, insieme a “Casa Bella”, il punto focale del dibatto culturale dell’architettura e del design italiano della seconda metà del Novecento. Dal 1936 è professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, cattedra che manterrà sino al 1961. Gio Ponti negli anni ’30 prosegue le sue molteplici attività che gli varranno numerosi premi sia nazionali che internazionali: nel 1933 organizza la quinta triennale a Milano, disegna le scene ed i costumi per il teatro La Scala, partecipa all’ADI (Associazione del Disegno Industriale) ed è tra i sostenitori del premio “compasso d’oro” promosso dai magazzini La Rinascente.
Ne1 1923, primo esordio pubblico alla prima Biennale delle Arti Decorative di Monza, inizio delle partecipazioni organizzative alle successive Triennali di Monza e di Milano. Dal 1923 al 1930 lavora alla Manifattura Ceramica Richard-Ginori, a Milano e a Sesto Fiorentino, rinnovandone la produzione.. Nel 1948 ritorna a Domus, di cui sarà direttore fino al termine della sua vita. Nel 1952 Alberto Rosselli, architetto entra a far parte del team dello Studio Ponti- Fornaroli (P.F.R.: 1952-1976): sia il design d’interni che l’ architettura di Ponti abbandonano i legami col passato neoclassico, lo stile si fa più razionale ed elegante. È qui che incomincia il periodo più fecondo di opere giopontiane: a Forlì, su incarico di Aldo Garzanti, progetta l’Hotel della Città et de la Ville e il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti (1953-57). Negli stessi anni disegna e dà il via alla realizzazione del secondo palazzo ad uffici della Montecatini (1951) e il Grattacielo Pirelli (1955-1958) a Milano. Quest’ultima opera, chiamata dai milanesi con affetto il “Pirellone” divenne la uno dei grattacieli in cemento armato più alti del mondo, e la più alta torre d’Italia e d’Europa in quegli anni, coi suoi 127,10 metri di altezza, sostenuti da una struttura centrale in cemento armato ideata dall’ingegnere Pierluigi Nervi. Negli anni ’60-70 infine furono da lui pensate le chiese milanesi di San Francesco (1964) e di San Carlo (1967) e la Concattedrale di Taranto.
Gio Ponti morirà a Milano nel 1979.